Un giardino mai visto con i cavoli viola in fila, come pesanti fiori abbandonati sul terreno lavorato,dove non riesci a scorgere un solo filo d’ erba o la foglia appassita di una fastidiosa piantina d’ortica.Le piante ,potate e pettinate sul terreno degradante che si affaccia sul mare ionio:e’ il luogo scelto da una comunita’ che si propone di reinserire nella normalita’ giovani che portano nella loro esperienza le innumerevoli situazioni di disagio del nostro tempo.
Francesca ci accompagna lungo i vialetti che profumano di menta e rosmarino, lastricati di recente con tagli di pietra locale immersi nel verde degli alberi da frutta: due ragazzi ci salutano mentre passiamo,non tralasciando con le mani il loro lavoro di sistemazione del terreno,di raccolta delle poche foglie secche che il vento ha portato. altri stanno dissodado uno spazio ancora incolto con movimenti ripetuti e fuori del tempo; fuori del tempo e’ infatti un luogo dove non arrivano giornali,non si guarda la televisione,e le notizie del fuori vengono filtrate e rimandate….Il vecchio convento francescano, che la comunita’occupa,assume di giorno in giorno un aspetto particolare per il continuo lavoro degli ospiti.all’interno francesca ci porta nei piani superiori dove la perfezioni dei mobili restaurati e del legno lavorato suggerisce l’idea dell’arredamento di una casa sofisticata o di una residenza alberghiera.le ampie vetrate che incorniciano il paesaggio, i lavori in legno alle pareti ci portano alirove,riempiono la noostra mente di interrogativi che la nostra guida intuisce.
La difesa dai contatti esterni, ci dice, e’ soluzione necessaria, ma problematica.
Il lavoro continuo, pesante assiduo e’ la proposta di un impegno che non tutti riescono a tollerare.
La perfezione dell’ambiente e delle cose dovrebbe “coprire” o far superare quello sfacelo e quel disordine interiore che la droga ha tragicamente creato!!
Usciamo fuori dal cancello. Alcune ragazze con delle bottiglie ci fanno un segno di saluto con la mano, abbracciamo Francesca, le promettiamo di mandarle la fotografia che abbiamo fatto insieme.
Liana Badolato